Cercando i Garbin
Chi, tra gli scledensi, non è mai entrato a palazzo Garbin per una pratica o un documento, chi parcheggiando in Piazza dello Statuto non ha sollevato lo sguardo ad ammirare il palazzo dal quale sventolano le bandiere, o ancora in quanti hanno attraversato il portego dei Garbin ed infine quanti hanno studiato all’IPS GB Garbin di Schio?
Ma chi erano i Garbin. Digitando in rete “Garbin” i risultati sono alquanto scarni: “A partire dagli anni trenta del Settecento il settore laniero locale ebbe un eccezionale sviluppo, soprattutto grazie all’iniziativa imprenditoriale di Nicolò Tron, il quale introdusse le moderne tecniche di produzione, apprese in Inghilterra.
A Schio si era quindi avviato un vero e proprio processo di industrializzazione: comparvero grandi tessiture, come quelle dei Garbin e dei Conte”, “Palazzo Garbin venne edificato nel 1799 su progetto di Carlo Barrera lungo via Pasini... fu commissionato dai Garbin, famiglia attiva nell’attività laniera e della seta, che avevano acquisito un’area di proprietà della famiglia Piovene; oltre al palazzo, dotato di un ampio parco, erano presenti nell’area retrostante la residenza anche gli stabilimenti produttivi, ora scomparsi. Quando la famiglia Garbin lasciò Schio, il palazzo fu adibito ad altri utilizzi. Acquisito dal comune di Schio, divenne sede municipale dal 1914. Negli anni cinquanta il parco di pertinenza del palazzo venne via via privato degli alberi, trasformato in piazza e lastricato; attualmente è denominato piazza dello Statuto”.
Per avere qualche informazione in più bisogna spulciare tra vecchi dattiloscritti, in particolare quello intitolato “Famiglia Garbin di Schio dal XVIII secolo ai nostri giorni” frutto di un accurato lavoro, datato 1995, di ricerca genealogica nell’Archivio del Duomo di Schio ad opera di Edoardo Ghiotto. Che fosse difficile ricostruire la storia dei Garbin probabilmente l’aveva intuito anche Girolamo Garbin perché nel suo scritto “Famiglia e lanificio Garbin” l’incipit recita “Poiché la discendenza maschile del ramo di Girolamo Garbin, mio nonno, si estingue con me, ritengo utile lasciare alcuni appunti relativi alla mia famiglia.
Questi ricordi sono necessariamente inquadrati nella storia di Schio degli ultimi due secoli, ed in quella dell’industria laniera della zona, nella quale i nostri avi esplicarono un’attività tra le più importanti, potendo a giusto titolo annoverarsi fra i benemeriti dell’industria laniera”, prosegue poi “... I Garbin, provenienti, a quanto sembra, dalle pendici del monte Enna, figurano a Schio a partire dalla metà del ‘700... per gli anni 1788-1790 Gio Batta Garbin è iscritto nel libro mastro dei benestanti come 'Benestante, Marcante e Apparecchiatore', la sua azienda si chiama 'Ditta Sebastiano Garbin', ora G.B.Garbin”. E qui, finalmente, si ha notizia del Gio Batta al quale dal 1970 è intitolato l’Istituto professionale scledense. Gio Batta o Giovan Battista Garbin fu il primo ad applicare concetti innovativi e industriali alla sua azienda. Il suo opificio fu il primo a superare la tradizionale forma di lavoro a domicilio per concentrare tutte le fasi di lavorazione in un’unica struttura. E nell’ottica di diventare modello per altri lanieri veneti fu oggetto, nel 1804, di visita da parte dell’arciduca austriaco Giovanni. La fabbrica Garbin superò l’ondata di crisi del 1845 tanto che nel 1850 tornò ad ingrandirsi tanto da portare il Lanificio Garbin ad essere superato solo da quello dei Rossi. Dal 1850 fino al 1887, a Schio, oltre ai lanifici Conte, e più tardi Cazzola, primeggiarono i Lanifici Rossi e Garbin. L’ultimo premio decretato al Lanificio Garbin fu la grande medaglia d’oro in occasione dell’esposizione Nazionale di Milano del 1881. La famiglia Garbin nel frattempo,1877, si era imparentata con la famiglia Rossi, con il matrimonio tra Nina Garbin e Francesco Rossi, e nel 1883 con la famiglia Marzotto, con il matrimonio tra Ita Garbin e Vittorio Marzotto.
Articolo e foto tratte da L'informatore di Schio